Tim Parks: “In Italia non potrei tradire il Verona”
In Italia non potrei tradire il Verona. San Siro l’ho visto per la prima volta con le Brigate e siamo stati insultati in ogni modo
Sabato 17 aprile su Il Foglio, in occasione dell’uscita del nuovo libro Italian Life di Tim Parks, è stata pubblicata un’intervista sullo scrittore e giornalista inglese che da quarant’anni vive in Italia e nella stagione 2000-2001 frequentò la curva sud dell’Hellas Verona e s’innamorò dei colori gialloblù.
Quell’annata venne raccontata dallo stesso Parks nel libro “Questa pazza fede”. A distanza di vent’anni lo scrittore ricorda con piacere le emozioni che il Verona e i tifosi gli regalarono.
La Curva Sud durante Verona-Vicenza
Nella lunga intervista l’inglese ha dichiarato al giornalista Fulvio Paglialunga de Il Foglio:
“Il mio rapporto con il calcio è cambiato. Ho lasciato Verona dieci anni fa e non vado più regolarmente allo stadio, anche se in questo periodo non ci va nessuno. Ero molto legato al Bentegodi, ma ora vivo a Milano”.
Parliamo del Verona. Chi non ha letto “Questa pazza fede” non sa che lei, di Manchester, è uno sfegatato dell’Hellas...
Queste cose non si scelgono, accadono. Sono nato a Manchester, da piccolo mi portavano all’Old Trafford e ho iniziato a tifare United; mi sono trasferito a Londra e guardavo tutte le partite che la mia squadra giocava lì. Poi nel 1981 mi sono trasferito per lavoro a Verona e ho cominciato a frequentare lo stadio. È nato mio figlio, abbiamo persino pensato di chiamarlo Michele Scaligero.
Ora che vive a Milano potrebbe tifare per una milanese, per gli stessi motivi...
In Italia non potrei tradire il Verona. San Siro l’ho visto per la prima volta con le Brigate Gialloblù contro il Milan e siamo stati insultati in ogni modo. Ricordo: stavamo andando nel punto altissimo dello stadio dove ci avevano sistemato e il capo della curva mi disse “Tim, questa sarà una delle esperienze più belle della tua vita, perché appena usciranno i nostri sentirai un boato di insulti”. Aveva ragione.
Allo stadio mi sentivo a casa; Verona è una città bellissima, ma un po’ conservatrice, dove sei il benvenuto ma resti un ospite. Invece allo stadio non era così, stavo più comodo lì che in città. La gente era la stessa, ma allo stadio vivono il loro carnevale, sono talebani del fine settimana.
Torce in curva sud durante Verona-Genoa, stagione 2004-2005
Se le mancano anche gli insulti allora non ho nulla da obiettare...
Nella curva del Verona avevo il contatto umano con una città in cui ero straniero. Stringevo amicizie fortissime, anche se ci vedevamo solo la domenica. Tutte le domeniche. Perché quando vai solo alle partite in casa hai due settimane per svuotarti, ma io andavo anche in trasferta, e quando sei in uno stadio ogni settimana il calcio finisce per occuparti la vita in modo pazzesco. Una cosa bellissima o spaventosa. Facevo con gli altri anche viaggi di dodici ore e finivo per conoscere tutti bene, lì vedi come il calcio si innesta in vite diverse.
Verona ma soprattutto l’Hellas Verona con la sua tifoseria sono ancora nel cuore di Parks. Affermazioni forti, emozioni che a distanza di tempo, ricorda con affetto e un pizzico di nostalgia.